Explosión de Iquitos empezó su viaje musical en la década de 1990, en la vibrante ciudad amazónica de Iquitos, Perú. En sus primeros días, era solo un grupo de amigos con una pasión común por la música tropical, deseosos de compartir su amor por los ritmos autóctonos y las melodías pegajosas. Su energía imparable y sus raíces profundamente arraigadas en la cultura local les permitieron captar rápidamente la atención de la comunidad, y no pasó mucho tiempo antes de que estuvieran tocando en fiestas locales y eventos comunitarios.
El grupo fue fundado por Eduardo Pezo, un talentoso músico y compositor originario de Iquitos. Junto a él, se unieron Juan Carlos Vega en los teclados, Rosa Navarro como vocalista principal, y Antonio "Tony" Carmona en la percusión. Cada miembro aportó su propia esencia y talento, lo que les permitió forjar un sonido único y contagioso.
Explosión de Iquitos no tardó en llamar la atención fuera de su ciudad natal. Su primer gran éxito llegó con el sencillo "Baile del Mono", una vibrante mezcla de cumbia, merengue y ritmos amazónicos. La canción rápidamente escaló las listas de popularidad local y regional. El grupo se convirtió en un fenómeno, conocido por sus presentaciones llenas de energía y su capacidad de conectar con el público.
Su primer álbum, "Amazónica Fiesta", consolidó su reputación no solo en Perú sino en toda América Latina. Cada canción parecía
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Dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa non è il tulipano
che ti fan veglia dall'ombra dei fossi
ma sono mille papaveri rossi
lungo le sponde del mio torrente
voglio che scendano i lucci argentati
non più i cadaveri dei soldati
portati in braccio dalla corrente
così dicevi ed era d'inverno
e come gli altri verso l'inferno
te ne vai triste come chi deve
il vento ti sputa in faccia la neve
fermati Piero, fermati adesso
lascia che il vento ti passi un po' addosso
dei morti in battaglia ti porti la voce
chi diede la vita e ebbe in cambio una croce
ma tu non lo udisti e il tempo passava
con le stagioni a passo di giava
ed arrivasti a varcar la frontiera
in un bel giorno di primavera
E mentre marciavi con l'anima in spalle
vedesti un uomo in fondo alla valle
che aveva il tuo stesso identico umore
ma la divisa di un altro colore
Sparagli Piero, sparagli ora!
e dopo un colpo sparagli ancora
fino a che tu non lo vedrai esangue
cadere in terra a coprire il suo sangue
e se gli spari in fronte o nel cuore
soltanto il tempo avrà per morire
ma il tempo a me resterà per vedere
vedere gli occhi di un uomo che muore
e mentre gli usi questa premura
quello si volta, ti vede e ha paura
ed imbracciata l'artiglieria
non ti ricambia la cortesia
cadesti in terra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che il tempo non ti sarebbe bastato
a chiedere perdono per ogni peccato
cadesti in terra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che la tua vita finiva quel giorno
e non ci sarebbe stato ritorno
Ninetta mia crepare di maggio
ci vuole tanto troppo coraggio
Ninetta bella dritto all'inferno
avrei preferito andarci in inverno
e mentre il grano ti stava a sentire
dentro alle mani stringevi un fucile
dentro alla bocca stringevi parole
troppo gelate per sciogliersi al sole
dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa non è il tulipano
che ti fan veglia dall'ombra dei fossi
ma sono mille papaveri rossi.