E dove non potea la debil voce
Supliva il pianto e ’l batter palma a palma
Dove fuggi, crudel, così veloce?
Non ha il tuo legno la debita salma
Fa che lievi me ancor: poco gli nuoce
Che porti il corpo, poi che porta l’alma
E con le braccia e con le vesti segno
Fa tuttavia, perché ritorni il legno
Ma i venti che portavano le vele
Per l’alto mar di quel giovene infido
Portavano anco i prieghi e le querele
De l’infelicе Olimpia, e ’l pianto e ’l grido;
La qual tre voltе, a se stessa crudele
Per affogarsi si spiccò dal lido:
Pur al fin si levò da mirar l’acque
E ritornò dove la notte giacque
E con la faccia in giù stesa sul letto
Bagnandolo di pianto, dicea lui:
Iersera desti insieme a dui ricetto;
Perché insieme al levar non siamo dui?
O perfido Bireno, o maladetto
Giorno ch’al mondo generata fui!
Che debbo far? che poss’io far qui sola?
Chi mi dà aiuto? ohimè, chi mi consola?